mercoledì 23 dicembre 2009

MAESTRO D'ASCIA Michele Malinconico

Mastro Michele Malinconico, uno dei pochi maestri d'ascia rimasti
a Meta, incomincia a ricostruire la parte mancante delle ordinate.
Con precisione modella i pezzi di
legno e per questa operazione vengono usati stortami di gelso, olmo o quercia, invecchiati da anni. Mastro Michele spesso mi racconta
che suo padre, (mastro Ciccio Scuppetta) il legno "storto" lo ordinava direttamente dai contadini della zona. Era usanza allora che i contadini amici, prima di tagliare l'albero, chiedevano al maestro d'ascia, se vi erano parti dell'albero che potevano essere destinate alla lavorazione delle imbarcazioni. Infatti, l'opera morta della lancia Mastucciccio, fatta da suo padre, fù costruita con lo stortame di un albero di noci cresciuto nel proprio giardino. Le barche venivano costruite con il metodo del traccio. Quì a Meta la lancia o il gozzo prima veniva "tracciato", cioè disegnato in tutte le sue parti, e poi si iniziava la costruzione. Con questo metodo i maestri d'ascia, posso prevedere oltre alla forma, al volume dell'inbarcazione, anche all'asseto in mare. Anche il gozzo Alimuri è stato costruito con il metodo del traccio, chissà da quale
maestro d'ascia della Penisola Sorrentina e da quale cantiere questo gozzo è stato proggettato. Ma il restauro di questo gozzo, per mastro Michele Malinconico, non è altro che il ritorno alle vecchie imbarcazioni dove, ogni barca aveva una sua storia, con un proprietario che aveva una sua idea e spesso queste idee erano stenti per la propria famiglia, perchè "avere una lanzetella" come allora si usava dire, era un lusso da pochi. Dove la lancia o il gozzo per alcune famiglie sorrentine, entravano a far parte forse, non nel patrimonio familiare ma nella famiglia stessa.
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sabato 5 dicembre 2009

META


Il nome del gozzo "Alimuri", nasce da una profonda riconoscenza, a quei luoghi dove sono nati brigantini a palo, feluche, tartane, gozzi, lance e barche in genere cioè, Meta la spiaggia di Alimuri. Quello che più mi rammarica che di quei brigantini , di quei cantieri, di quelle persone che nell'epoca d'oro della vela hanno fatto la storia di Alimuri, non nè è rimasta nemmeno l'ombra. Qualcuno ne parla come se tutto questo sia accaduto chissà dove, chissà quando, eppure è successo a Meta; Un piccolo paesino dove quasi tutti gli abitanti giravano intorno alla costruzione delle imbarcazioni. Dapprima usate per il trasporto dei manufatti in seta e dopo per il trasporto degli agrumi. Infatti in Penisola Sorrentina era diffusa la coltivazione di gelsi, proprio per l'allevamento dei bachi da seta. Poi ci fù una morìa di queste piante, di conseguenza la lavorazione di seta finì e quindi, i contadini del luogo incominciarono a coltivare arance e limoni che venivano trasportate prima fino a Napoli, poi fino in America. Il trasporto veniva effettuato dai locali armatori, proprio con quei brigantini a palo, costruiti da quei cantieri, che ormai sono quasi scomparsi e con loro sono scomparsi i maestri d'ascia, i maestri calafati, i maestri velai e tutto ciò che Meta rappresentava in quel tempo per la marineria Sorrentina. "Sorrento, per meglio dire Meta, con la spiaggia di Alimuri, e Piano con quella di Cassano, furono i maggiori centri velici del mezzoggiorno degni temuti rivali di Camogli, con tradizioni marinare che risalivano all'epoca della dominazione angioina a Napoli"(Uomini e Bastimenti Italiani di Capo Horn)

lunedì 30 novembre 2009

RESTAURO DI UN GOZZO DELLA PENISOLA SORRENTINA

Il gozzo Alimuri visto di poppa con evidenti danni
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GOZZO DELLA PENISOLA SORRENTINA

Il gozzo in questione mi è stato regalato da un amico.E' un gozzo costruito negli anni 60 in Penisola Sorrentina, con il metodo del traccio, ma non si conosce il cantiere di costruzione. Qualcuno lo riconosce nella fattura del maestro d'ascia "Mast'Alduccio" di Sant'Agnello, altri di Roccuccio di Piano di Sorrento.Il gozzo a seguito di una mareggiata, è stato danneggiato.Infatti, l'opera morta del lato sinistro, si è staccato con il relativo affondamento.Dopo il recupero, per alcuni anni è stato abbandonato in un giardino, poi trasportato presso un garage dove si stà iniziando il restauro.

RESTAURO DI UN GOZZO DELLA PENISOLA SORRENTINA

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